mercoledì 25 luglio 2012

week-end a Parigi: une ville très verte, pardon, Viridis!


Contingenze familiari hanno costretto noi del Viridis ad una fugace e improvvisata trasferta parigina, giusto il tempo di prendere la macchina fotografica e siamo già sull'aereo! Abbiamo avuto solo poche ore libere per poter visitare la città, così ci siamo limitati a passeggiare nei luoghi più famosi, annusando l'aria e assaggiando baguette. Come sempre fare i turisti a quattro zampe è un'impresa quasi impossibile: alcuni amici che abitano in centro ci assicurano che la maggior parte dei parigini possiede un cane, ma in giro se ne vedono pochi e di locali e zone culturali che li accolgano ancora meno... niente di nuovo purtroppo! Ci consola vedere che il verde non manca, ed è pure un po' selvaggio, come piace a noi...








In centro sono numerosissimi i viali alberati, e non stiamo parlando di pochi e asfitici alberelli soffocati dal porfido dei marciapiedi, come potete vedere da questa foto che sbircia verso les Invalides:




Inoltre le aiuole sono distribuite un po' ovunque e il più delle volte sono composte da moltissime piante diverse e non troppo ricercate: fiori comuni ma forti si affollano in un piacevolissimo caos.




Pensate che nel quartiere latino hanno ben pensato che le bietole fossero anche belle oltre che buone, e le hanno sistemate ordinatamente, insieme ai finocchi, tra i bossi di un cortile:





Anche l'Arte è più bella en plein air:

nel giardino del Museo Rodin, vedete sullo sfondo la Porta dell'Inferno


Il premio del miglior prato lo vincono gli spazi verdi che circondano la cattedrale di Notre Dame, bellissimi e raffinati fiori sistemati in fila come negli orti di provincia:






I negozi bio e green si sprecano, le fiorerie non si contano...





...e dove proprio non c'è spazio per piantare un albero, i parigini lo dipingono sul muro!



Infine non possiamo non mostrarvi l'affascinante villa di campagna che abbiamo visitato a Estrées-Sant Denis, con i migliori complimenti al giardiniere!



foto originali Viridis Capillus

domenica 1 luglio 2012

Amarene sotto zucchero



E' capitato anche a voi di piantare un ciliegio con l'unico scopo di riempirvi la pancia l'estate successiva, per poi scoprire che in realtà avete curato e assistito un albero di amarene? Per il mio vicino è andata proprio così: certo l'albero non è meno bello, anzi è cresciuto rigoglioso, i suoi colori sempre diversi arredano il nostro cortile in ogni stagione, ma i frutti non sono quelli che ci si aspettava.

Il rimedio per gustare al meglio il vostro piccolo raccolto è semplice e poco dispendioso: zucchero! Raccogliete le vostre amarene e lavatele per bene sotto l'acqua corrente, eliminate quelle troppo rovinate conservando quelle con uno o due bucherelli al massimo, saranno comunque buone. Toglietele dall'acqua senza preoccuparvi di asciugarle troppo e mettetele in una terrina capiente. Prendete i vostri vasi per conserva e preparateli con un fondo di zucchero alto circa mezzo centimetro. Aggiungete poi zucchero a volontà anche sulle amarene e mescolate con delicatezza fino a che ogni frutto non sarà bene avvolto da un velo bianco. A questo punto potete distribuire i frutti nei vasetti: riempiteli il più possibile ma senza schiacciare le amarene che altrimenti si aprirebbero rovinando il loro bell'aspetto e rilasciando il succo troppo in fretta.
Lasciate macerare il tutto sotto il sole battente per circa un mese, avendo cura nei primi giorni di mescolare di tanto in tanto lo zucchero per farlo sciogliere meglio. Il risultato potrà essere conservato anche in frigo per moltissimo tempo, anche un anno. Le vostre dolci amarene con il loro sciroppo così ottenuto, potranno essere utilizzate in mille modi: vi consigliamo di decorare torte e coppe gelato, di condire le vostre macedonie e gli jogurt di metà pomeriggio, di snocciolarle e mangiarle sul pane tostato al mattino o molto semplicemente di regalarle a chi merita un po' di dolcezza!

Foto originali Viridis Capillus


domenica 24 giugno 2012

Coltivare su stoffa con la coperta di PurlBee


da purlbee.com
Se per quest'anno siete arrivati in ritardo e non potete più organizzare il vostro orto pensile, potete consolarvi con una coltivazione meno appetitosa ma altrettanto bella: la coperta patchwork di thePurlBee. Su questo sito ben curato e strutturato troverete moltissime idee per i vostri lavori in stoffa e filato, tutto rigorosamente da realizzare a mano, con la necessaria pazienza di un'ape laboriosa. Fra i vari tutorial questo della “CopertaOrto” ci è sembrato il più Viridis e sicuramente uno dei più originali, utilissima anche per i vostri pic-nic.
Per quanto ammiriamo e condividiamo l'amore per l'handworking e il lavoro di thePurlBee, vorremmo comunque aggiungere un consiglio: per la realizzazione di questa coperta provate ad utilizzare una vecchia coperta come base e stoffe di recupero, cercando fra cassetti ed armadi tutto ciò che non utilizzate da troppo tempo (lenzuola, camice, magliette, pantaloni, tende). In questo modo darete nuova vita ad oggetti ormai inutili, salvandoli dall'ingloriosa fine del bidone dell'immondizia e rispettando il miglior spirito di ecosostenibilità casalinga. 

Coltivare un orto: l'invasione dei terrazzi


foto originale Viridis Capillus
Per entrare fra i ranghi dei guerriglieri contro l'asfalto non dovete per forza diventare esperti giardinieri o progettisti di paesaggi, anzi potete creare l'angolo verde più semplice e più utile del mondo: l'orto. E per chi di voi sta già ragionando su come rivoluzionare il giardino o eliminare il lastricato che circonda il condominio, calma!! Vi basta un terrazzo! Sono ormai numerose le aziende che offrono vasi particolari e dalle dimensioni specifiche ad ogni ortaggio, studiati per coltivare sul terrazzo: oggi vorremmo segnalarne due che hanno attirato la nostra attenzione.

La prima è la francese e innovativa BACSAC, che propone una grande varietà di sacchi studiati per la coltivazione di ortaggi ma adatti anche ai fiori: le versioni più piccole infatti possono essere appese a cavallo della ringhiera e sembrano fatte appositamente per piante a cascata. La scelta di coltivare dentro ad un sacco, anziché dentro ad un comune vaso, consente una perfetta ossigenazione del terriccio e quindi una migliore dispersione del calore, che si accumula molto facilmente anche sui terrazzi meno assolati, rischiando di danneggiare le radici delle nostre pianticelle. Questi minimali ma bellissimi sacchi si trovano di tutte le dimensioni e forme, ma paiono decisamente più adatti ai terrazzi di ampia metratura.

Per chi di voi invece deve sfruttare al meglio poco spazio, segnaliamo il kit dell'italiana BAMA, che consente di riporre i vasi su ripiani a gradini e di avere anche un comodo alloggio per tutti i vostri attrezzi: basterà disporre poi le piante con crescita verticale in alto e le piante basse sui primi gradini per lasciare che la luce arrivi a tutti i vasi. Quest'ultima idea ci piace soprattutto perché può essere replicata a casa, facilmente e con materiali più poveri: pensate a quella vecchia scaletta di legno che avete abbandonato in cantina e a tutti quei vasi rimasti vuoti dopo l'inverno...






Ora non vi rimane che armarvi di un telo ombreggiante (facile da trovare in agraria e utilissimo per proteggere le piante sia da sole che da grandine e passeri) e di un buon manuale sulla coltivazione: noi vi consigliamo il sito Coltivare l'Orto, semplice e veloce da consultare per conoscere tutti gli specifici bisogni degli ortaggi e i tempi di semina e raccolta.

Se tutti gli inquilini facessero lo stesso il vostro condominio assomiglierebbe sempre più ad un'opera di Despommier...

Guerra all'asfalto: gli orti urbani e i giardinieri armati (di paletta e semi)


da The Pothole Gardener
E' una guerra spietata, a colpi di pala e annaffiatoio ognuno si difende come può: i meno temerari non vanno oltre a qualche pianta di basilico sul davanzale della cucina, ma altri, eroi intrepidi e visionari, progettano grattacieli coltivabili. Il cemento deve essere battuto, nessuna pietà!


un green roof a San Francisco
Un solo dato è sufficiente a convincerci che la lotta è necessaria: Coldiretti stima che nutrendosi di prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia italiana media potrebbe ridurre di mille chili di anidride carbonica l'anno le emissioni associate ai suoi consumi. Gli esempi di combattenti famosi che cercano di dare il buon esempio sono numerosi: dalla First Lady Obama che zappa la terra della Casa Bianca, alla sempre più agreste regina Elisabetta che semina i prati di Buckingham Palace.


Pensate che a San Francisco si coltivano gli orti sui tetti delle chiese e a Toronto si dispensano incentivi comunali a chi sceglie di avere un “green roof” per proprio palazzo. 

Massimi interpreti della guerriglia sono Dickson Despommier e il suo “predecessore” Patrick Blanc: il primo insegue l'ambizioso progetto di sfamare l'intera città di New York City rendendo coltivabili le pareti esterne dei suoi grattacieli, una Vertical Farm che sembra poggiare le sue basi su un sogno fanciullesco, oltre che su geniali idee architettoniche;






Jean Nouvel’s Musée du quai Branly, Paris, di Blanc
il secondo già da anni realizza giardini verticali che da Parigi a Tokyo decorano e rinfrescano le facciate dei più prestigiosi edifici cittadini: un sistema di irrigazione che sfrutta la gravità e si serve di acque ricche di sostanze nutritive, tiene in vita centinaia di piante senza la necessità di una cura quotidiana. Comunque ognuno può fare la sua parte nella battaglia senza sperticarsi in progetti avvenieristici, a volte basta un po' di poesia e qualche margherita, ce lo insegna The Pothole Gardener che, nonostante la scala ridotta delle sue realizzazioni, riesce a farci riflettere più di ogni altro.


Mentre sorridiamo.

da The Pothole Gardener
Altre idee e consigli per gli aspiranti militanti nel prossimo post!


venerdì 25 maggio 2012

Non chiamatele erbacce #1


Inauguriamo oggi una galleria fotografica tutta dedicata alle “erbacce” per aggregarci simbolicamente al movimento delle New Perennials. Speriamo di rendere giustizia con i nostri scatti alle più banali e diffuse piantacce, perché, come i cani, meno sono di razza e più ci piacciono.

foto originali Viridis Capillus

mercoledì 23 maggio 2012

Non chiamatele erbacce #0 : Piet Oudolf e il movimento delle New Perennials



Ha lavorato in tutto il mondo ma il suo inglese è ancora un po' balbuziente, ed anche quando l'intervistatore gli rivolge le solite domande ritrite, lui si prende una pausa o due in mezzo ad ogni risposta: riflette, gli occhi persi chissà dove. Guardando l'intervista rilasciata in occasione della Biennale Architettura 2010 si nota subito che questo è un uomo abituato ad osservare l'oscillazione delle piante nel vento e il cambiamento delle sfumature delle foglie durante il giorno.

PietOudolf è un designer di giardini fra i più famosi e premiati: in attività da trentanni o più, ha fondato il movimento New Perennials, per proteggere e promuovere le piante spontanee, e la società Future Plants, che si occupa della loro catalogazione e della loro commercializzazione. La sua casa-vivaio-laboratorio di Hummelo, poco lontano da Amsterdam, è il luogo dove per anni Oudolf insieme alla moglie Anja ha raccolto, osservato, catalogato centinaia di piante perenni: quelle piante, spesso chiamate “erbacce”, che sono spontanee e autoctone di ogni territorio, quindi più longeve. Oudolf le sceglie per progettare i suoi giardini ben consapevole che non sarà mai in grado di ricreare un ambiente naturale, ma nel tentativo di dar forma ad un ideale di natura, che sia eco-sostenibile e che si svincoli dai vecchi dogmi del landscaping, che cercano l'assoluto controllo sul verde. Il risultato è un paesaggio soffuso e rarefatto, perfetto in ogni stagione, resistente ad ogni condizione atmosferica. Le “nobili erbacce”, fra cui le ottanta specie che lui stesso ha scoperto e battezzato, vengono disposte tenendo conto dei periodi di fioritura e dei mutamenti di colore stagionali, i semi vengono mischiati in modo da permettere ad una pianta di prendere il posto di un'altra quando questa entra in letargo e viceversa. Niente è lasciato al caso, ma l'effetto è quello di una coloratissima e selvaggia brughiera.



La sua creazione più conosciuta è la High Line di NY, ma la più poetica è forse il Giardino delle Vergini all'interno della Biennale Architettura 2010, riconosciuta con una menzione speciale creata appositamente: la purezza e l'ingenuità dell'età più verde divengono eterne se tramutate in giardino.



La mia personale battaglia al tosaerba è cominciata da tempo, ma ora che ho trovato un degno condottiero e guru sento di poterla promulgare in ogni dove: capito mia cara Vicina di Casa? Le pratoline che da anni tenti di sradicare dal tuo giardino avranno sempre e comunque la meglio sul tuo dannato prato all'inglese!!

Potete leggere una sua dettagliata intervista su House-Living and Business.

mercoledì 4 aprile 2012

"The Secret Garden" un giardino segreto in immagini e parole

Rimaniamo in casa visto che il cielo non ha cambiato colore e le nuvole minacciano altra pioggia. Per gli amanti del divano i migliori passatempi sono lettura e cinema, quindi con questo post vorremmo darvi un consiglio che ne vale due...

Partiamo dal romanzo di F. H. Burnett: il racconto è dei primi anni del '900, e non ha subito acquistato la popolarità di cui gode ancora; in effetti la Burnett tira in ballo argomentazioni sull'educazione infantile che precorrono di molto le idee pedagogiche del suo tempo: vita all'aria aperta, socializzazione con animali ed altri ragazzi, lavoro manuale e giochi che lasciano libera l'immaginazione, non erano considerati adatti al buon sviluppo psico-fisico di un bambino. A questi precetti si unisce uno scenario ricco di simboli e piccoli incantesimi: un giardino popolato da animali e da fiori che lentamente rinascono dopo la neve invernale. Sotto gli occhi dei tre giovani protagonisti il procedere delle stagioni ci viene presentato come una magia prodigiosa, così come la guarigione di Colin, il ragazzo che tutti consideravano deforme e morente; ma l'incantesimo di cui si narra nel libro non sono altro che l'amicizia e la vita, che, se lasciate libere di crescere, guariscono anche i malanni dell'anima, come l'egoismo della protagonista Mary.

Il film del 1993 firmato Agnieszka Holland non è l'unico adattamento cinematografico, ma è sicuramente il più significativo: a nostro parere questa pellicola ha il grande merito di reinserire la storia nel suo esatto contesto storico e geografico (se questi fatti fossero realmente accaduti potrebbero essersi svolti esattamente in quei luoghi e con le stesse dinamiche), senza però dimenticare l'elemento fantastico, che viene trattato non come motore della vicenda, ma solo per ciò che è: immaginazione infantile. I tempi dell'azione sono lenti e quasi noiosi, perfetti per rappresentare la vita in una grande e vecchia dimora di una bambina che viene ignorata da tutti; inoltre i blocchi narrativi vengono intervallati con magnifiche riprese naturali: lo scorrere delle nuvole sulla brughiera, il germogliare delle piante a primavera. La regista inoltre si aggiudica un altro punto a favore per le piccole modifiche che ha apportato alla storia originale: la chiave viene ritrovata nelle vecchie stanze abbandonate della zia di Mary, e non in un punto qualsiasi del giardino; le madri dei due ragazzi erano gemelle, quindi si crea un legame più forte e mistico fra i due rispetto al libro, dove il padre di Mary, figura di poco spicco, era il fratello di Lilian, la madre di Colin. Questi ed altri piccoli particolari ci offrono una lettura più profonda: il giardino è il grande utero della Terra, mamma che offre la vita (Colin e Mary) o matrigna che la toglie (Lilian), ed è una figura riconoscibile da entrambi i bambini, che guardando lo stesso ritratto riconoscono entrambi la madre perduta.

In definitiva non stiamo parlando di un film scorrevole e ricco di colpi di scena, facile alla fruizione di tutti, ma di una storia malinconica ma piena di speranza, che necessita di pazienza, proprio perché rispetta i tempi naturali dello scorrere delle stagioni.

"Cucinare in Lavastoviglie" di Lisa Casali


Piove finalmente! Lieta notizia per il mondo verde, un po' meno lieta per noi, che abbiamo dovuto rimandare il pic nic che avevamo organizzato. Non rimane che trovare un diversivo per trascorrere al meglio le ore in casa, magari rimanendo nel mondo culinario...


Non molto tempo fa, in libreria, abbiamo scovato un volumetto che condensa tutti i migliori intenti di un buon ecologista: “Cucinare in Lavastoviglie – gusto, sostenibilità e risparmio con un metodo rivoluzionario” di Lisa Casali. No, non avete letto male, questo libro vuole insegnarci a cucinare i nostri alimenti mettendoli in lavastoviglie! Sembra un'idea pazzesca, anzi pericolosa, ma la diffidenza scomparirà non appena avrete sfogliato le prime pagine: scoprirete che per assicurarvi piatti sani e protetti avrete bisogno di pochi strumenti come una macchina per sottovuoto e i relativi sacchetti adatti alla cottura, vasi per conserve di varie misure. 

Superato questo scalino il libro di LiscaLisca (così l'autrice si fa chiamare su Twitter) vi apparirà come un oggetto di studio irrinunciabile: le spiegazioni sono sempre accompagnate da tabelle facili e veloci da consultare, le prelibate ricette sono suddivise per ciclo di lavaggio da utilizzare e per stagione, in modo da aiutarvi nella scelta dei prodotti più freschi. Non è un libro dedicato ai vegetariani, ma troverete idee interessanti per ogni palato e dieta, dal semplice uovo alla coque al più sofisticato astice su letto di carciofi. I risultati sono ancora più gustosi se si pensa che la cucina rimane pulita e libera da cattivi odori, che la cena si cucina mentre voi sfruttate il vostro tempo come preferite senza avere il pensiero della pentola sul fuoco, risparmiate energia e soldi, quindi aiutate l'ambiente! Inoltre il libricino è completato da bellissime foto e da una grafica essenziale ma efficace, perché l'occhio vuole sempre la sua parte.



Potete seguire Lisa Casali anche sul suo blog “EcoCucina” e sullo spazio a lei dedicato ne “ilFattoQuotidiano”, avrete consigli sempre freschi su come cucinare a zero sprechi e a basso impatto energetico: irrinunciabile!


foto originali Viridis Capillus

venerdì 23 marzo 2012

Domenica 25 marzo 2012: consigli dell'ultimo capillus per un viridis week-end!


L'aria è frizzante, la temperatura è piacevole, il vostro cane gratta imperterrito sullo stipite della porta per uscire... sicuri che questa domenica volete rintanarvi in casa? Se ancora non avete deciso sul da farsi vi segnaliamo alcune buone occasioni per una piacevole camminata insieme ai vostri amici più pelosi:

Trieste: si conclude proprio questa domenica la manifestazione triestina che ogni anno festeggia la primavera; Trieste in Fiore”  non è solo un'esposizione di bellissime e fornitissime bancarelle agrarie che si snoda lungo tutto viale xx settembre, è un'occasione unica di sentire tutti i profumi della bella stagione in centro città e di imparare qualcosa di nuovo grazie alle varie iniziative che si svolgono durante tutto il periodo della festa. Ricordate però di partire da casa pronti a spendere tutti i risparmi che avete a disposizione: tra bulbi, semi, piante grasse e attrezzi da giardinaggio non si può fare a meno di riempire diverse borse!!


Aquileia: piccolissima ma affascinante città archeologica, questa domenica ci propone Aquileia in Primavera”,  manifestazione che comprende stand enogastronomici, mercatino dell'artigianato, intrattenimento per i più piccoli con varie attività. Invece per la gioia dei nostri amici animali, vi consigliamo di passeggiare fra le numerose rovine romane della città: in particolare la zona del porto fluviale offre un rilassante e piccolo percorso con numerosi spazi verdi che i vostri cani apprezzeranno! Cercate l'inizio della passeggiata sul lato della basilica.


Mercatini Pordenone e Cividale: se invece come noi avete un'autentica fissazione per tutto ciò che è vecchio, usato e vintage, questa domenica si svolgono gli appuntamenti mensili de “il Baule del Diavolo” a Cividale e del “Mercatino del Libro Usato e dello Svuota Soffitta” che si terrà in piazzale risorgimento a Pordenone.

mercoledì 21 marzo 2012

Frittata di Primavera al forno




Questa frittata si compone di due ingredienti decisamente primaverili: le patate e l’erba cipollina. Viene cucinata al forno senza nessuna aggiunta di grassi ed è perfetta per un pic-nic accompagnata, come abbiamo fatto noi, da un’insalata di radicchio misto e anacardi o cucinata in singole porzioni (magari in stampi di silicone per muffin, dato che anche l’occhio vuole la sua parte) da infilare in panini al sesamo: spalmati di formaggio fresco e farciti di valeriana e frittatine.

Ingredienti per quattro partecipanti al pic-nic!

3 uova (di galline allevate a terra e senza la compagnia del gallo)
3 patate precoci piccole
3 cucchiai di latte di soia
3 cucchiai di pecorino toscano grattugiato
un bel mazzetto di erba cipollina (abbondate pure!)
sale e pepe quattro stagioni q.b

Mondare le patate e lasciarle in acqua fredda tagliate a pezzettoni per qualche ora. Lavare e sminuzzare con un coltello ben affilato l’erba cipollina. Prelevare le patate dall’acqua, scolarle, risciacquarle e affettarle in pezzi più piccoli a seconda del vostro gusto. Versarle in una padella antiaderente con un filo di olio EVO salare e pepare appena. Cucinare con il tappo, girando di tanto in tanto. A metà cottura circa aggiungere una parte dell’erba cipollina sminuzzata e cucinare fino a cottura completa: dovranno risultare morbide ma non spappolate!
Nel frattempo sbattere le tre uova con sale, pepe macinato fresco, l’erba cipollina rimanente, latte di soia e pecorino grattugiato.
Lasciare che le patate si intiepidiscano, versarle nel composto di uova, mescolare e versare nello stampo o negli stampini scelti (se non volete aggiungere grassi, ricordate che gli stampi devono essere antiaderenti, in silicone o ricoperti di carta forno).
Infornare per circa 15 minuti a 180° nel forno ventilato.
I tempi di cottura possono variare a seconda della grandezza delle uova e delle patate, quindi osservate la vostra frittata, sarà cotta quando la vedrete gonfia e bella dorata (se siete ancora indecisi infilate uno stuzzicadenti come per le torte: dovrà essere quasi asciutto).

Avete paura che l'erba cipollina “appesantisca” il vostro pic-nic? Tranquilli! Questa piantina è molto più digeribile delle sue cugine cipolla e porro!


foto originali Viridis Capillus

Erba Cipollina: primo avvistamento primaverile!



Sarà perché l'inverno è stato particolarmente rigido o perché la pioggia non si decide ad arrivare, ma la primavera è timida quest'anno e sono pochi i boccioli che si sono decisi ad aprirsi. 

Dora ed io passeggiamo volentieri sotto i primi tiepidi raggi della bella stagione, ma abbiamo poco da osservare: alcune pratoline, qualche violetta, pochissime primule... poi, proprio quando il nostro infantile entusiasmo da esploratrici inizia a scemare, un gruppo di folti ciuffi verde scuro ci attira verso il bordo del canale d'irrigazione: Allium schoenoprasum!

L'erba cipollina è una pianta bella alla vista, appetitosa negli odori e sapori, tenace e resistente ad ogni pericolo, ricca di proprietà benefiche, in poche parole: un'erbaccia davvero affascinante.

Se come noi amate le passeggiate e volete cogliere dell'erba cipollina selvatica, vi consigliamo di cercarla nelle vicinanze dei fossi, dei canali, dei fiumiciattoli, dove la terra è sempre umida. Inutile sarà guardare nelle zone troppo ombrose: preferisce i prati assolati. Riconoscerla è facile: i ciuffi hanno un colore scuro e brillante, gli steli sono cilindrici e cavi, alti fino a 30 cm; a maggio produce un fiore color violetto dalla forma sferica e molto appariscente. Non siete ancora sicuri? Prendete uno stelo ed annusate la parte spezzata: l'odore deciso simile al porro o alla cipolla vi rassicurerà! Quando la cogliete abbiate cura di tagliarla a qualche centimetro dalla base ed evitando le foglie più giovani a forma di ricciolo, in modo da consentire alla pianta una ricrescita più rapida e rigogliosa. Memorizzate bene il luogo dove l'avete colta, visto che cresce per tutta la bella stagione, fino ai primi freddi quando il fusto si essicca, vi assicurerete così la vostra fornitura privata per l'intera estate. Una volta a casa consumatela il prima possibile perché congelandola perderà maggior parte del sapore e delle sue buone proprietà... quali? Proprietà diuretiche, ipotensive, cicatrizzante, stimolante, antisettica, battericida, antiossidante, è ricca di sali minerali, vitamine A-B-C-PP, flavonoidi, fibre, grassi, proteine e acido glicolico.

Se invece volete coltivarla a casa, nessun problema: cresce benissimo anche in vaso e l'unica vostra preoccupazione sarà quella di mantenere la terra sempre ben umida. Potrete tenerla vicino a tutte le altre piante visto che non subisce l'attacco di parassiti o altre malattie. Nel periodo invernale, quando gli steli si saranno seccati del tutto, ricoprite il vaso con della paglia per proteggere i bulbi; a primavera potrete ottenere diverse piantine dividendo il ceppo di bulbi: questa operazione aiuterà la pianta a crescere meglio.

Se ancora non siete convinti sentite un po': i popoli Celtici le attribuivano proprietà magiche, e la usavano per togliere il malocchio o qualsiasi incantesimo negativo...


foto originali Viridis Capillus

martedì 20 marzo 2012

Equinozio di Primavera: il principio del cerchio

Il Viridis Capillus ha deciso di (ri)nascere oggi, come un esile filo d'erba che ha tutte le intenzioni di irrobustirsi durante l'estate e mettere forti radici per superare al meglio il prossimo inverno... e non poteva trovare giorno migliore...


L'Equinozio di Primavera è uno dei due giorni dell'anno, assieme all'equinozio d'Autunno, in cui le ore di luce corrispondono alle ore di buio, vista la posizione perpendicolare del Sole rispetto all'Equatore.

Per tutti però è il giorno che decreta l'inizio ufficiale della Primavera e celebra quindi Eostre, dea di questa stagione. Le festività che in tutto il mondo hanno luogo oggi sono numerosissime: questo è il momento che rappresenta universalmente un nuovo inizio, una rinascita dopo il letargico inverno, tanto che molti paesi hanno scelto questa giornata come Capodanno. Ma altrettante festività celebrano significati opposti: assieme alla vita e alla nascita si accompagnano il culto dei morti e dell'aldilà, come ad esempio in Giappone. In sostanza il legame che questa giornata ha con Eostre vincola questi due estremi che solo all'apparenza sono opposti, ma che in realtà sono semplicemente parte di un percorso circolare. La Natura è enfatizzata oggi nei suoi ruoli di Madre e Matrigna, quindi nel suo perfetto Equilibrio.

Anche i culti esoterici e pagani trovano in questa giornata un momento ideale per le proprie celebrazioni: le forze del mondo in perfetta armonia fra loro sono favorevoli a tutti coloro che le richiamino per accompagnarli verso un fine positivo e costruttivo.

E' tempo di mettere a frutto le meditazioni maturate durante l'inverno, è tempo di trasformare le riflessioni in azioni.

Dunque: buona Primavera a tutti!



Immagine: Frederick Sandys, “Dolce Primavera” 1865

Per approfondire l'argomento astronomico vi consigliamo:


altre informazioni su Eostre e le festività su: