Rimaniamo
in casa visto che il cielo non ha cambiato colore e le nuvole
minacciano altra pioggia. Per gli amanti del divano i migliori
passatempi sono lettura e cinema, quindi con questo post vorremmo
darvi un consiglio che ne vale due...
Partiamo
dal romanzo di F. H. Burnett: il racconto è dei primi anni del '900,
e non ha subito acquistato la popolarità di cui gode ancora; in
effetti la Burnett tira in ballo argomentazioni sull'educazione
infantile che precorrono di molto le idee pedagogiche del suo tempo:
vita all'aria aperta, socializzazione con animali ed altri ragazzi,
lavoro manuale e giochi che lasciano libera l'immaginazione, non
erano considerati adatti al buon sviluppo psico-fisico di un bambino.
A questi precetti si unisce uno scenario ricco di simboli e piccoli
incantesimi: un giardino popolato da animali e da fiori che
lentamente rinascono dopo la neve invernale. Sotto gli occhi dei tre
giovani protagonisti il procedere delle stagioni ci viene presentato
come una magia prodigiosa, così come la guarigione di Colin, il
ragazzo che tutti consideravano deforme e morente; ma l'incantesimo
di cui si narra nel libro non sono altro che l'amicizia e la vita,
che, se lasciate libere di crescere, guariscono anche i malanni
dell'anima, come l'egoismo della protagonista Mary.
Il
film del 1993 firmato Agnieszka Holland
non
è l'unico adattamento cinematografico, ma è sicuramente il più
significativo: a nostro parere questa pellicola ha il grande merito
di reinserire la storia nel suo esatto contesto storico e geografico
(se questi fatti fossero realmente accaduti potrebbero essersi svolti
esattamente in quei luoghi e con le stesse dinamiche), senza però
dimenticare l'elemento fantastico, che viene trattato non come motore
della vicenda, ma solo per ciò che è: immaginazione infantile. I
tempi dell'azione sono lenti e quasi noiosi, perfetti per
rappresentare la vita in una grande e vecchia dimora di una bambina
che viene ignorata da tutti; inoltre i blocchi narrativi vengono
intervallati con magnifiche riprese naturali: lo scorrere delle
nuvole sulla brughiera, il germogliare delle piante a primavera. La
regista inoltre si aggiudica un altro punto a favore per le piccole
modifiche che ha apportato alla storia originale: la chiave viene
ritrovata nelle vecchie stanze abbandonate della zia di Mary, e non
in un punto qualsiasi del giardino; le madri dei due ragazzi erano
gemelle, quindi si crea un legame più forte e mistico fra i due
rispetto al libro, dove il padre di Mary, figura di poco spicco, era
il fratello di Lilian, la madre di Colin. Questi ed altri piccoli
particolari ci offrono una lettura più profonda: il giardino è il
grande utero della Terra, mamma che offre la vita (Colin e Mary) o
matrigna che la toglie (Lilian), ed è una figura riconoscibile da
entrambi i bambini, che guardando lo stesso ritratto riconoscono
entrambi la madre perduta.
In
definitiva non stiamo parlando di un film scorrevole e ricco di colpi
di scena, facile alla fruizione di tutti, ma di una storia
malinconica ma piena di speranza, che necessita di pazienza, proprio
perché rispetta i tempi naturali dello scorrere delle stagioni.